posa del primo pino di casalpalocco Roma

LA “URBANISTICA PARTECIPATA” il caso Casalpalocco

“….Si è quindi capito, ed era ovvio, che se si fosse tenuto conto di più e meglio dei reali bisogni e aspettative degli utenti nel momento della progettazione, le cose probabilmente sarebbero andate meglio; se fin dal principio si fosse sentito il loro parere, su ciò che si andava facendo, forse si sarebbe almeno evitato il peggio. Di qui l’idea di “urbanistica partecipata”. In sostanza ci si è ricordati che è buona regola cercare di capire in anticipo gli effetti di ciò che si vuoI fare, e che, in fatto di città, le migliori certezze vanno cercate nelle esperienze e conoscenze proprie degli stessi cittadini. Questa esigenza e opportunità, specifica del settore edilizio-urbanistico, si è poi intrecciata con quella più generale di una sempre maggiore presenza attiva dei cittadini nella gestione della cosa pubblica. È evidente il motivo ispiratore di questo orientamento, inteso a costruire forme di vita democratica più avanzate di quelle meramente garantiste, perché basate sull’impegno diretto dei soggetti interessati. Da qualche parte si propone anche di affidare a un maggiore e più diretto impegno dei cittadini utenti, e al loro più stretto rapporto con la pubblica amministrazione, la soluzione di tanti problemi di inefficienza e diseconomia nella erogazione dei servizi. Sotto questo profilo va considerato che l’abitazione è un servizio primario, garanzia di vita civile come la scuola e la sanità. In questo senso si parla molto oggi di “cittadinanza
attiva”. Può, quindi, essere opportuno ricordare come l’Immobiliare a suo tempo e nel suo specifico campo di interesse e di attività, non sottovalutasse e utilizzasse le possibilità offerte da un più stretto rapporto tra produttore e utente, nel momento stesso della produzione.
Da buon venditore la Società, per mezzo dei suoi uffici commerciali, costituiti su ottime capacità tecniche e di mercato, aveva realizzato una rete di rapporti con i potenziali clienti. In quegli uffici venivano studiale le esigenze dell’utenza, veniva presentato il prodotto progettato o in corso d’opera, anche per mezzo di appartamenti campione allestiti nei cantieri, e si discutevano le eventuali proposte di variante richieste dal cliente, in ragione delle sue personali esigenze. Questo dialogo con gli utenti può far pensare a forme di subordinazione della domanda alle convenienze dell’offerta tipiche di ogni settore industriale, e a modelli di consumo dettati dalla produzione.

Lo “stile immobiliare”

Bisogna comunque riconoscere che la produzione della Società ha offerto ai consumatori uno stile Immobiliare che ancora oggi è degno di ben figurare nelle pagine di storia dell’architettura, e qualche prodotto più complesso, come Casalpalocco, in quelle di storia dell’urbanistica. In ogni modo, gli uffici commerciali della Società sono stati esempio di uno strumento operativo, per attivare un proficuo rapporto tra utenza e produzione nel nostro settore, che è stato ripreso spesso da altri operatori privati, ma può dare qualche utile suggerimento anche a quello pubblico. Un altro strumento, ancora più generale e fondamentale, va ricordato e attentamente considerato: il consorzio costituito tra gli abitanti di un complesso residenziale per la gestione dei servizi comuni. Il piano comprende isole residenziali (case a schiera, bifamiliari, quadrifamiliari di due piani) , un centro commerciale, una scuola media, una zona e aree a parco.
Il consorzio era prevIsto nella convenzione urbanistica stipulata tra il Comune e la Società, la quale doveva provvedere alla costituzione del consorzio, mentre la partecipazione degli utenti avveniva automaticamente e obbligatoriamente pro quota con l’acquisto degli immobili (lotti edificabili o costruzioni). È evidente l’interesse di questa struttura di gestione, quale strumento di “cittadinanza attiva”. Le vicende del consorzio di Casalpalocco ne dimostrano le potenzialità, le inevitabili difficoltà, i rischi di deviazioni, dagli inizi, quando c’era una forte presenza della Società promotrice, a oggi che si governa da solo. I:esperienza riguarda soprattutto gli aspetti gestionali, ma non è difficile vedere che questo tipo di struttura può operare anche nel momento della progettazione e costruzione di un quartiere, come vuole l’urbanistica partecipata, fino a costituirsi come istituzione permanente rappresentativa della comunità locale. Va notato che il consorzio, per il suo carattere territoriale, non può essere esclusivo, comprendendo tutti i cittadini della zona interessata, e d’altra parte copre uno spazio urbanizzato aperto, di carattere pubblico, liberamente accessibile a ogni altro cittadino o straniero, soggetto solo alla pubblica autorità, diversamente da altre strutture chiuse, materialmente recintate, di carattere assolutamente privato, quali sono state attuate in altri casi e in altri paesi. Il ruolo attivo dei cittadini di Casalpalocco, consapevoli o meno che ne siano, si è esercitato prima di tutto con l’impegno economico nella costruzione delle strade, servizi tecnici, aree verdi, cui era tenuta la Società per convenzione urbanistica, e che ovviamente è rientrato nel prezzo di acquisto degli immobili, anche se in misura non avvertibile.

Le quote consortili

Attualmente i cittadini di Casalpalocco, attraverso le quote consortili, pagano direttamente i costi di manutenzione delle attrezzature sopra specificate, in aggiunta alle normali tasse destinate a coprire indirettamente queste spese di livello comunale.

Un certo impegno, in misura ancora tutta da sviluppare, si esercita poi sui vari problemi di vita del quartiere, della sua gestione, su quelli condivisi con altre zone abitate al contorno o di generale interesse comunale. La forma consortile, di cui si è voluto dare qui sopra un esempio, non è certamente la sola immaginabile, quale strumento per praticare il principio della “cittadinanza attiva”. Se ne possono pensare e di fatto se ne propongono altre, di diverso impegno e misura, quali ad esempio i cosiddetti “laboratori di quartiere”, o le libere associazioni di cittadini, e così via. Alcune certamente più deboli, altre forse più adatte e praticabili nei casi specifici, probabilmente nessuna più aperta e più connotata da un forte carattere pubblico e comunitario insieme, di quella del consorzio. Si tenga anche presente che questa forma è già prevista dal nostro ordinamento giuridico, e in particolare dalle vigenti leggi urbanistiche regionali.”


Stralcio dall’intervento di Franco Girardi al Convegno LA SOCIETA’ GENERALE IMMOBILIARE SOGENE STORIA, ARCHIVIO, TESTIMONIANZE

Atti della giornata di studio
Roma, Archivio centrale dello Stato, 16 novembre 2000

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